Il racconto dell’origine del mondo, dalle tenebre del Chaos alla nascita degli dèi, offre un primo sguardo sul desiderio umano di comprendere ciò che precede ogni esperienza. La parola poetica, capace di nominare e ordinare l’indicibile, anticipa la riflessione filosofica, suggerendo che ogni realtà è anche una domanda. Questo percorso tra mito e cosmo invita a osservare con attenzione il fragile equilibrio tra il principio e l’eterno, e a riconoscere come la ricerca della verità sia da sempre parte integrante della curiosità e della storia umana.

Il principio e il mistero

«Dunque, per primo fu Chaos, e dopo Gaia dall’ampio petto, sede perenne e sicura di tutti gli immortali». Da questa semplice e assoluta dichiarazione prende avvio una visione che non si limita a narrare l’origine del mondo, ma tenta di esprimerne l’insondabile profondità. Ogni cosmogonia, nel suo linguaggio simbolico, riflette il bisogno umano di pensare ciò che precede ogni pensiero, ciò che ancora non è e tuttavia rende possibile ogni essere. Nel nome di Chaos, l’uomo antico proietta il tentativo di dire l’indicibile: la soglia del principio, dove ogni parola si fa eco del silenzio primordiale.

Non potendo dare un significato razionale, compiuto e finito all’eternità, che è invece una serie infinita di stati successivi della realtà, l’uomo sente la necessità di un inizio. Il tempo, per essere pensato, deve pur avere un primo respiro, un istante che inaugura il ritmo dell’essere. E così, il mito diventa la forma attraverso cui la mente costruisce un’immagine dell’eterno, traducendolo in racconto. In quella narrazione primordiale si cela un gesto conoscitivo: l’immaginazione supplisce dove la ragione non può ancora misurare.

 🎁 Partners
Testo alternativo
 🎁 Partners
SOSTITUIRE CON CODICE COMMERCIALE

La necessità di un inizio

Ma allora, prima dell’inizio, ci dovrebbe essere stato un momento in cui il mondo “non era”, in un tempo vuoto, quando niente poteva iniziare, né da sé né da un’altra causa. E oltre il limite, un luogo in cui il mondo “non è”, uno spazio senza direzione o significato. La mente umana, incapace di accettare un vuoto assoluto, vi proietta immagini e ipotesi, dando forma a ciò che non può conoscere. Il pensiero, come l’universo, sembra così oscillare tra la necessità di un principio e la vertigine dell’eternità.

Quest’antinomia del mondo, fra una tesi del principio e un’antitesi dell’eternità, supposizioni credibili e consistenti entrambe, sebbene tra loro irriducibilmente contrapposte da Immanuel Kant nel 1781, diviene una soglia filosofica. In essa si misura il limite della ragione e l’infinita potenza del domandare umano. Esiodo, narrando il sorgere degli dèi dal Chaos, compie inconsapevolmente il primo passo di quella medesima tensione che attraverserà secoli di pensiero: la ricerca di un ordine intelligibile nell’essere. Da questa soglia nascerà, molto più tardi, l’idea di un principio conoscibile, l’arché dei primi filosofi.

 🧳 Partners
Testo alternativo
 🧳 Partners
SOSTITUIRE CON CODICE COMMERCIALE

Il limite e la vertigine

La Teogonia è, ad esempio, un lascito mitico di imponente crescendo, che dalla nascita degli elementi primordiali dell’universo approda all’instaurazione del regno di Zeus. Circa ventiquattro secoli prima di Kant, Esiodo, agricoltore di Ascra nella Beozia, intento a pascolare le greggi alle pendici dell’Elicona, si scopre innalzato a cantore della verità. La voce divina delle Muse lo trasforma in strumento di rivelazione, e attraverso di lui la parola diviene il mezzo con cui il caos prende forma, la sostanza dell’universo si ordina e l’ignoto assume nome e volto.

Attraverso il tempo mitico e la sacra stirpe degli dèi, dalle Muse Eliconie, ispiratrici dell’eloquenza e dell’armonia del dire, fino alla coppia fondamentale composta da Gea, la terra, e Urano, il cielo che la copre e feconda, la Teogonia costruisce la trama delle relazioni cosmiche. Ogni nascita divina è una forma di conoscenza, un passaggio dall’informe al nominato. In questa genealogia poetica si cela una cosmologia simbolica, dove la parola ordina, distingue, separa, e nello stesso tempo unisce: il linguaggio diventa principio di mondo.

 🎁 Partners
Testo alternativo
 🎁 Partners
SOSTITUIRE CON CODICE COMMERCIALE

La parola che ordina il cosmo

Alla coppia originaria di Gea e Urano si deve la generazione delle forze che reggono il cosmo. Ogni essenza nasce da un’altra e porta con sé il segno di un’eredità. L’universo di Esiodo non è un meccanismo, ma una genealogia di potenze: la luce, la notte, la discordia, l’amore. Tutto ciò che esiste partecipa della stessa sostanza vitale che muove e trasforma. In questa catena di discendenze, il bene e il male, l’ordine e la violenza, si rivelano aspetti inseparabili di un’unica realtà in divenire, mai quieta, mai conclusa.

Tutto ciò nasce, però, dopo l’avvento di Chaos, prima divinità e nozione dell’opera mitologica. Anche egli è un dio, sebbene appena descritto, come a sottolinearne il mistero della genesi. È l’abisso che precede la forma, il grembo dell’indeterminato. Chaos genera senza unirsi, produce senza misura, e da lui emergono Erebo, la notte, il sonno e la discordia. La sua oscurità non è mera assenza, ma possibilità. È il luogo dove ogni cosa può ancora essere, dove il mondo, prima di farsi ordine, è ancora sospeso tra potenza e negazione.

 📚 Partners
Testo alternativo
 📚 Partners
SOSTITUIRE CON CODICE COMMERCIALE

L’abisso che genera

Ma, fisicamente, è anche una voragine spalancata, un’apertura che segna il confine tra ciò che è e ciò che non è. Il termine che lo designa indica uno spazio che si dischiude, un varco più che un disordine. Solo in epoche successive “chaos” assumerà il senso di materia informe o disordine assoluto. In Esiodo, invece, è atto d’origine, principio che si manifesta come fenditura primordiale. È in quella fenditura che il tempo comincia a scorrere e lo spazio prende direzione: non il caos dell’entropia, ma la soglia del divenire.

Da quel vuoto si distaccano le altre essenze primordiali: la stessa Terra, Gea, il Tartaro profondo e tempestoso e l’Eros primigenio, principio di unione e desiderio. In loro si intrecciano le forze che muovono il mondo e la vita. Tartaro custodisce la profondità, Eros l’impulso creativo. Così il mito, pur non conoscendo la spiegazione naturale dei fenomeni, riconosce l’intreccio tra distruzione e generazione. Ogni nascita implica un rischio, ogni equilibrio un conflitto. In questa tensione, Esiodo intravede il respiro stesso dell’universo.

 🧳 Partners
Testo alternativo
 🧳 Partners
SOSTITUIRE CON CODICE COMMERCIALE

Dalla voce del mito al pensiero

Sebbene l’opera vada assimilata nell’ottica di una civiltà che ancora non ricerca in cause razionali e naturali la spiegazione dei fenomeni universali, in quell’antinomia kantiana fra tesi del principio e antitesi dell’eternità la concezione cosmologica che emerge dalla Teogonia confuterebbe la seconda. Il mondo, in Esiodo, non è eterno ma generato. Eppure la sua origine non risiede in una volontà creatrice, bensì in una forza immanente che “viene ad essere”. Talete cercherà in un principio visibile la misura dell’invisibile, introducendo la domanda di un ordine conoscibile e unitario che guiderà il pensiero successivo.

Così, dal Chaos di Esiodo al pensiero dei primi filosofi, l’uomo attraversa la soglia tra mito e ragione. L’antica poesia cosmologica si trasforma lentamente in domanda filosofica, e la necessità di raccontare il mondo diviene esigenza di comprenderlo. Ciò che nei versi di Esiodo era canto e immagine, diventa in Talete interrogazione e ricerca. La stessa tensione che animava la parola poetica si fa ora indagine: un filo invisibile unisce il vuoto che “fu in principio” all’acqua che “tutto genera”, come due volti di un’unica sete di conoscenza.

 📽️ Partners【LIVE】
Testo alternativo
 📽️ Partners【LIVE】
Masai Mara | Un’altra Riserva naturale, il cui nome deriva dal popolo Masai e dal fiume Mara, a circa 250 Km. ad Ovest di Nairobi, nel Kenya sudoccidentale

Il mito conduce fino ai limiti del pensiero umano, dove l’origine e l’eternità si intrecciano senza soluzione definitiva. Le immagini cosmiche di Esiodo ricordano che comprendere il mondo significa accogliere tensione e mistero, e che la ricerca di un principio è da sempre parte della storia umana. L’indagine poetica sul Chaos e sugli dèi getta inoltre le basi per il pensiero successivo, preparando il terreno alla filosofia razionale e alla scoperta di principi che, pur invisibili, governano l’ordine del reale e l’armonia della vita.