Rift Valley - 1 - IA


In Africa, tra le vaste savane e le fertili valli della Rift Valley, ha avuto origine l’umanità. Qui, circa 200.000 anni fa, apparvero i primi esseri umani moderni, Homo sapiens sapiens, circondati da paesaggi ricchi di risorse e vita. In questo ambiente straordinario, gli ominidi si evolsero, imparando a sopravvivere, creare strumenti e trasmettere conoscenze. La loro lenta dispersione in tutto il mondo segnò l’inizio di una storia fatta di migrazioni, scoperte e culture in continua trasformazione, tracciando le prime tappe di un cammino che avrebbe portato l’uomo a dominare il pianeta.

Le origini e la vita primordiale

La storia dell’umanità è soltanto un breve capitolo nella lunghissima vicenda del pianeta Terra. Circa quattro miliardi di anni fa, sulla crosta primitiva del pianeta, iniziavano a formarsi le prime rocce continentali, destinate a trasformarsi nel corso delle ere geologiche. Nello stesso periodo, circa due miliardi e mezzo di anni fa, comparivano i primi esseri viventi: organismi semplici che, lentamente, si evolsero in strutture biologiche complesse. Questi organismi si adattarono ai cambiamenti dell’ambiente, dell’atmosfera e dei climi, seguendo l’evoluzione del pianeta in un ciclo continuo di formazione e distruzione delle terre emerse.

Le terre affiorarono dalle acque e iniziarono un lento movimento, modellando gradualmente il volto del pianeta. Le modifiche delle condizioni ambientali determinarono la comparsa, la diffusione, la crescita, il declino e la scomparsa di molte specie viventi nel lungo periodo compreso tra circa due miliardi e mezzo e sessantacinque milioni di anni fa, nelle ere del Proterozoico, del Paleozoico e del Mesozoico, come nel caso dei dinosauri. Solo in seguito apparvero i primi ominidi, tardivi su scala geologica ma precoci rispetto alla storia umana, convenzionalmente iniziata con l’invenzione della scrittura, circa 3.500 anni prima dell’anno zero.

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L’emergere del genere umano

Da quell’anno, convenzionalmente associato alla nascita di Cristo, il lungo cammino dell’evoluzione umana portò prima a Homo habilis, apparso nel Pleistocene e vissuto tra circa 2,4 e 1,44 milioni di anni fa, capace di creare e utilizzare strumenti. Poi, attraverso un processo evolutivo simile a quello degli altri esseri viventi, comparve Homo sapiens, l’essere umano moderno, vissuto a partire da circa 200.000 anni prima dell’anno zero, dopo milioni di anni di evoluzione caratterizzati da adattamenti continui e importanti innovazioni tecnologiche, con sviluppi significativi nella specie.

Nel periodo Quaternario, in particolare nel Pleistocene, caratterizzato da cinque lunghi periodi di clima molto freddo, le superfici terrestri furono popolate dalle varie specie del genere Homo. Homo erectus visse tra circa due milioni e duecentomila anni fa in Africa e in Eurasia, mentre i resti più antichi di Homo sapiens neanderthalensis risalgono a circa 230.000 anni fa. Quest’ultimo, prima di estinguersi, convisse per qualche millennio con Homo sapiens, che, evolvendosi in Homo sapiens sapiens, prese definitivamente possesso della Terra, affermandosi come specie dominante.

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Clima e adattamento della vita

Durante tali epoche, le calotte glaciali si estendevano fino a ricoprire gran parte degli attuali continenti. A seconda del volume dei ghiacciai, inversamente proporzionale al livello del mare e quindi all’emersione o all’immersione delle terre, si liberavano vaste pianure costiere. In queste aree prosperava la vita vegetale e animale, compreso l’essere umano, che godeva di un clima simile a quello attuale alle basse latitudini, mentre alle latitudini più alte e fredde cominciava a servirsi di indumenti, ripari e altri accorgimenti per proteggersi dalle intemperie e sopravvivere.

Cercando e trovando rifugi per la notte, la vita in quelle regioni, caratterizzate da estese foreste, era difficile, sebbene non proibitiva come alle latitudini più elevate e fredde. Lungo il loro percorso evolutivo, le diverse specie del genere Homo conducevano un’esistenza primitiva, spostandosi e seguendo le migrazioni degli animali che costituivano le loro prede, oppure compiendo lunghi movimenti migratori per sfuggire a condizioni climatiche avverse o al pericolo rappresentato dalle specie di grande taglia presenti nelle vaste praterie, ricche di vita animale e opportunità di sussistenza.

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L’esodo delle origini

Dopo la prima comparsa in Africa, circa 75.000 anni fa, ebbe inizio il cammino dell’uomo verso l’Asia e la colonizzazione delle sue coste meridionali, dall’India al Sud-Est asiatico, fino alle Andamane e alla Malesia. Poi, più consistenti ondate migratorie portarono popolazioni mongole dal Sud-Est asiatico verso la Cina a nord e fino all’Australia e alla Nuova Guinea a sud. Successivamente, tra circa 60.000 e 10.000 anni fa, durante l’ultima glaciazione würmiana, l’uomo compì altre grandi migrazioni terrestri, con ondate successive dirette verso l’Asia centrale e orientale.

Spostandosi dall’Asia verso gli altri continenti, anche per via di mare, diverse popolazioni si dirigevano verso nord lungo le coste orientali, mentre altre genti mongole raggiungevano la Cina settentrionale, il Giappone e le regioni del Nord-Est asiatico. Grazie al ponte di terra formatosi tra l’estremità nordorientale dell’Asia e l’Alaska, corrispondente all’attuale stretto di Bering, nuovi popoli mongoli giunsero in America tra circa 50.000 e 30.000 anni fa. Infine, attorno a 45.000 anni fa, ebbe inizio il popolamento del Medio Oriente e, tra 40.000 e 35.000 anni fa, quello dell’Europa.

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I primi insediamenti

Nelle grandi pianure fluviali del Medio Oriente e dell’Asia meridionale e orientale, risalenti a poche migliaia di anni fa, Homo sapiens sapiens iniziò a diffondersi e a creare i primi insediamenti stabili. Durante questo lungo periodo di popolamento della Terra, sviluppò gradualmente capacità intellettive e sensoriali sempre più sofisticate, imparò a dominare e a servirsi del fuoco, si organizzò in comunità per procacciarsi il cibo, difendersi o combattere, decorò le pareti delle caverne con graffiti e pitture e costruì utensili e manufatti sempre più complessi e funzionali.

Praticava la caccia, prima da solo e poi in gruppo; raccoglieva erbe, radici e frutti e, in tempi più avanzati, imparò anche a pescare. Nel Paleolitico sviluppò tecniche di controllo delle risorse alimentari, concependo un uso selettivo della selvaggina e della frutta spontanea per mantenersi in equilibrio con il territorio occupato. Conosceva già rituali di sorprendente modernità, come la sepoltura dei defunti, e applicava pratiche di regolazione delle nascite, quali l’astinenza sessuale periodica, l’infanticidio o il senilicidio, in un’evoluzione preistorica circoscritta a territori ben definiti.

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La memoria del mondo

Riguardo al suo rapporto con lo spazio abitato, la consapevolezza dell’uomo era diretta e limitata a un orizzonte ristretto, sebbene più ampio rispetto a quello dei sedentari successivi. In assenza di una vera attività scientifica di riflessione e catalogazione dell’esperienza, la conoscenza restava circoscritta. Non essendo ancora nata la scrittura, l’uomo si limitava ad annotare e conservare memoria delle attività quotidiane, mentre la trasmissione orale delle conoscenze geografiche riguardava essenzialmente le zone di caccia, i movimenti delle prede e la presenza dell’acqua.

Allo stesso modo, con confini territoriali ben definiti, le migrazioni — brevi e stagionali o estese che fossero — richiedendo tempi lunghi anche per la percorrenza di pochi chilometri, generarono una conoscenza geografica limitata alle necessità primarie. Tale consapevolezza non poteva trarre vantaggio dalle esperienze accumulate lungo i percorsi dei lontani antenati né essere trasferita in modo efficace alle generazioni successive. Si trattava di una percezione elementare del mondo che accompagnò la preistoria dell’uomo per lunghissimo tempo, fino alla vera e propria rivoluzione del Neolitico.

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Masai Mara | Un’altra Riserva naturale, il cui nome deriva dal popolo Masai e dal fiume Mara, a circa 250 Km. ad Ovest di Nairobi, nel Kenya sudoccidentale

Milioni di anni di evoluzione hanno plasmato l’umanità, spingendola ad adattarsi ai cambiamenti ambientali e a sviluppare strumenti, tecnologie e abilità sociali sempre più complesse. Le migrazioni e gli incontri tra popoli hanno permesso la diffusione di conoscenze e tradizioni, mentre l’uomo si espandeva in ogni angolo del pianeta, a partire dall’Africa. Questi percorsi hanno tracciato le basi della civiltà, aprendo la strada all’agricoltura, alla scrittura e alle prime società stabili, e segnando l’inizio di una storia fatta di innovazione, sfide e scoperte che continua a plasmare il mondo ancora oggi.